"La natura è come una tavolozza bianca sulla quale puoi dipingere ciò che vuoi. Credo molto nel territorio in cui vivo che offre tantissime opportunità incredibili basta soltanto provarci mettendo in moto la creatività e facendoti spingere da un'idea che ti guida. Cambiano i sistemi ma l'uomo e la natura sono sempre gli stessi. La corsa nella natura è ciò che ha sempre permesso all'uomo di viaggiare, conoscere e soprattutto sognare. Se lo faccio io c'è tantissima altra gente che può farlo. L'importante è puntare a qualcosa e darsi un obiettivo al proprio livello, sarà comunque un'impresa e se condivisa con gli altri può essere uno stimolo per guardare oltre".

domenica 31 agosto 2008

Le riflessioni dopo Sidney

Con molto piacere pubblico quanto mi ha scritto il bravo atleta e tecnico Roberto Bagnoli da Firenze. Rileggendo le sue riflessioni mi ritrovo in pieno e penso che tutto questo mi capitava di urlarlo già dal 2001.....Quanti spunti per ripartire offre Roberto. Su tutti l'importanza di fare spettacolo.
Chi ricorda il mio progetto di SuperCoppa Italia?
Ma la politica è deviata. Gravissimo il fatto che non si valorizzi MAI l'atleta, non si riconosca che lui ha il diritto di divertirsi e a fare lo SPETTACOLO. Una FASI che denigra e , a volte, offende i suoi atleti si merita un posto ben più umile dell'8°di Sidney.....Il problema risiede nel fatto che i politici non hanno mai seminato.....aspettano di colgliere fiori dagli orti; se poi appassiscono (atleti che non si divertono, masticano amaro anno dopo anno...) pazienza.
In sintesi: sono degli incapaci!

Ecco il pezzo di Roberto:
"SPUNTI DI RIFLESSIONE DAL MONDIALE GIOVANILE"

Non è certo mio compito, lo sarà semmai dei referenti della Nazionale Giovanile, farne uno di miglior pregio, ma talvolta i pensieri si fanno avanti con forza che necessitano di trovare un posto più fisico. Così, da un evento importante come il mondiale giovanile, si aprono a ventaglio riflessioni sulla componente agonistica del nostro sport e viene da se tirare le somme, porsi domande e cercare risposte.

UNA SQUADRA NON VINCENTE MA ALMENO PRESENTABILE…
Finalmente una nazionale italiana presentabile. Questo emerge sfogliando le pagine del web del sito dell’IFSC. Fino ad oggi, nonostante sporadici buoni piazzamenti e anche vittorie, la nazionale italiana non ha mai presentato un team competitivo senza quasi mai peraltro essere in grado di coprire tutte le categorie. L’eccezione di questa edizione risiede nell’aver portato 9 atleti che si sono difesi davvero molto bene, in una trasferta non certo comoda e molto dispendiosa come Sydney, il che ne aumenta il valore. Credo che mai nella storia si sia riusciti a mettere 3 atleti in finale su 6 categorie più 4 semifinalisti. E’ un dato storico e penso che il team della giovanile abbia lavorato bene raccogliendo così i primi frutti del loro impegno. Nasce spontanea la domanda: meglio un vincitore italiano e assenza completa di nostri rappresentanti nella altre categorie o dei buoni piazzamenti senza vittorie? Le opinioni saranno di certo discordanti. Da un punto di vista “di classifica” anche una sola vittoria avrebbe significato un 4° posto nel medagliere, davanti a Francia, Svizzera, Spagna, USA.. mentre il risultato reale è un 8° posto insieme a USA e Spagna, ma dietro Francia, Korea, Svizzera, Germania, Rep. Ceca, Giappone e Austria. Dal mio personale punto di vista meglio così. Meglio sapere di poter contare su più di un elemento, che sperare, come è prassi, sempre e solo in una singolarità. Anche se, va detto chiaro, la storia ci dice che chi vince nel giovanile (o al limite si consolida tra le primissime posizioni nel corso degli anni) è poi colui che emerge ad alto livello da senior e che molti buoni piazzamenti nel giovanile difficilmente si traducono in vittorie future. Tutto questo non si deduce ovviamente da una singola gara, ma dalla costanza (o media) dei risultati di un’intera stagione, anche se un mondiale ha un alto valore. Perciò pur non avendo vinto, credo di poter leggere nel pensiero dei responsabili la soddisfazione di aver almeno raggiunto un traguardo personale, trampolino di lancio verso la nuova stagione.

IL MONDIALE IN NUMERI…
Non sono stato a contare, sarebbe da perdersi, ma basta dare un colpo d’occhi alle classifiche per vedere che non son rose. Le nazionali straniere hanno dimostrato di avere un bacino molto grande e di qualità. Le ragioni possono essere le più svariate, ma la cosa che conta è capire perché è il nostro ad essere deficitario. Da questo punto di vista l’Italia è sicuramente una nazionale da “seconda fascia”. Dove lavorare? Sicuramente sul reclutamento, sulla promozione, sull’allargamento della base. Le basi del futuro si poggiano sui talenti migliori già dell’Under 14 ed è sempre più difficile che il talento spunti dal nulla più tardi e faccia strada. I migliori senior di oggi si son fatti tutte le categorie una ad una, accumulando quintali di gare e di esperienza. Poi c’è anche il discorso “allenatore personale” ma questo merita un paragrafo a parte.
Dall’analisi dei podi l’Austria si conferma vincitrice con distacco (3 ori, 2 argenti). Il movimento dell’arrampicata sembra avere un ombelico del mondo. Le ragioni? Strutture, organizzazione, investimenti. Non deve affatto stupire il grande risultato del Giappone, secondo con 2 ori e molti atleti finalisti. Le ragioni? Strutture, investimenti, organizzazione. Qui la scusa olimpica “è ma loro sono di più..” non regge proprio. Parentesi: i numeri di uno Stato contano e come, sono convinto che la Cina dirà la sua anche in questo sport prima o poi (anzi già delle avvisaglie nella speed sono più che una conferma), ma si torna sempre li: organizzazione, investimenti, strutture. Apro una parentesi ancora un po’ più ampia: se da una parte molti di noi Italiani guardano con un po’ di rammarico il piazzamento ai recenti Giochi Olimpici, della serie “certo poteva andare meglio…”, dall’altra vi assicuro che alcune delle nazioni straniere si domandano con stupore “come faccia l’Italia a conquistare così tante medaglie..”. Calcio a parte (paradossalmente il “male” per gli altri sport) crediamo veramente di essere una nazione tra le più “sportive”? basta andare pressoché ovunque, nel mondo, per rendersi conto della situazione da “paese in via di sviluppo” quale siamo sotto questo aspetto. Ed è del tutto naturale che la cultura si rifletta sui risultati.

LA CRESCITA TRA PROMOZIONE, INVESTIMENTI ED ORGANIZZAZIONE…
Il nocciolo della questione è tutto qui. Penso che le gare di Coppa Italia, CNO, manifestazioni giovanili ecc.. organizzate come sono ora, abbiano un impatto sulla promozione quasi a zero. Ma non è da queste gare che si ricava l’audience. Il rispetto per gli atleti deve essere messo sempre al primo posto. Organizzare una gara ufficiale a rischio pioggia è quanto di meno rispettoso per chi si fa un viaggio a sue spese per prendervi parte. Un palazzetto non richiama l’attenzione quanto una piazza, specie se di una grande città. Arco è una grande manifestazione di elite.. ma al di fuori del movimento chi vuoi che conosca Arco? Un’altra città, una città importante è un altro discorso. Purtroppo le grandi città da questo punto di vista chi più chi meno sono assenti (Roma su tutte a dispetto del bacino di climbers). Soldi. Occorrono soldi. Chi li porta? Li portano gli investitori richiamati dai vostri progetti per organizzare manifestazioni di livello, ad invito o meno, per creare uno spettacolo, un vero spettacolo. Affinché chi assiste ne rimanga colpito. In Giappone ho buone ragioni di credere che si siano mossi così, determinati a crescere, già da 10 anni a questa parte (perché li se si fa una cosa la si fa seriamente senza mezze misure..). Strutture, investimenti, organizzazione hanno dato il là alla “produzione” di una nazionale giovanile competitiva e vincente. Una volta lanciato “l’amo” devono naturalmente esistere in loco “adeguate strutture ricettive”, ovvero la o le Società Sportive; organizzate e competenti.

CHI FA CRESCERE IL CAMPIONE?
Modello ex sovietico/cinese: chi regge il carico vuol dire che ha “i numeri” o “il fisico” per andare avanti; risultato: un campione e tanti infelici massacrati di lavoro… però vincenti.
Modello trials americani: l’allenatore della nazionale chiede quali di questi 10 ragazzi siano arrivati nei primi 3 posti al campionato americano.. bene, allora “primo” “secondo” e “terzo” li alleno io, gli altri.. pace. Alla fine vincenti lo stesso.
Modello italiano: potremmo portare tizio in nazionale, però politicamente sarebbe meglio il quarto perché bla bla bla.. ma in questa gara è arrivato primo, allora… bla bla bla.. risultato: perdenti nella maggior parte dei casi.
Preponderante è l’aspetto organizzativo. I due attori della questione sono rappresentati da una parte da una struttura composta da: capo coach e coach personali, coloro che mettono in campo le proprie competenze in una visone organizzata e globale; dall’altra l’impegno serio dell’atleta responsabilizzato del ruolo che copre. Un talento resta tale nel nome ma non nei fatti se non è messo in grado di essere seguito seriamente. Nulla nasce dal nulla, i risultati sono sempre il frutto dell’impegno, del sacrificio, dell’organizzazione e della professionalità messa in campo dalle parti in gioco. Chi fa crescere il talento? L’organizzazione e le competenze; cioè una solida struttura federale e le capacità del trainer. Temo che sotto questo aspetto ci (Italia) manchi qualche passaggio. Certo che con calma, sempre con calma, alla fine ci arriviamo, intanto qualche d’un altro si è già mosso in questa direzione da circa una decina di anni, e la strada del recupero non è certo in discesa.

CONCLUSIONI
Saremo davvero di fronte ad una inversione di tendenza? Riuscirà per una volta la pragmaticità a battere il giochino della politica? Potremmo contare su un team? Sarà mai possibile rendere tutto ciò professionale? O continueremo ad accontentarci del singolo atleta che per grazia ricevuta talvolta sale sul gradino più alto del podio e ci fa sentire i più forti? Che dici Giak?

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