IL TRAIL PERFETTO
A volte mentre corro sulle mie montagne mi interrogo su quale sia il trail perfetto...la linea geografica ideale per un mix di natura, paesaggi e corsa.
La risposta alle mie domande è la mitica Como-Valmadrera, un classico appuntamento per lo skyrunning lombardo e non solo, giunta alla 12° edizione. Quest’anno, per la prima volta, la manifestazione è intitolata alla memoria del grande Antonio Rusconi “senza dubbio uno dei nostri più valenti alpinisti in ambito nazionale e internazionale, tante le prime assolute in invernale, atleta sereno e cordiale, generoso e altruista, aveva saputo conquistarsi la simpatia, il rispetto e l’amicizia di tutti i concorrenti con i quali gareggiava e con i quali amava scambiare battute, consigli ed esperienze” (tratto dal volantino della gara).
Non vedo l’ora di partecipare sia perché ogni gara per me è un esordio, sia perché questo primo anno di corsa mi regala un grande entusiasmo e una straordinaria voglia di far fatica.
All’alba raggiungo Valmadrera con lo scooter (mi sento molto spartano e libero…) per condividere con altri 200 atleti la trasferta in bus fino a Como. Il tempo di bere un caffè e via, si parte! La partenza è di quelle aggressive, i 700 m di D+ per raggiungere Brunate non lasciano spazio a chiacchiere e il silenzio domina durante questa ascesa da muli. Passata questa fase di apnea si apre ai nostri occhi il primo spettacolo: la dorsale del Triangolo Lariano con i profili del Bolettone e del Palanzone che affronteremo e della vetta spartiacque del Lario che è il Monte S. Primo (1687 m). Il trail perfetto… ma noi stiamo facendo una competizione di skyrunning e appena il terreno spiana il ritmo si alza. Io temo questi tratti e procedo cauto in attesa degli strappi tanto temuti dal gruppo che non stentano ad arrivare. Con i bastoncini ultralight mi aiuto tantissimo nella progressione e decido che è il momento di cambiare marcia. Oggi c’è un posto per tutti: atleti mezzofondisti, maratoneti, skyrunners, trailers. Una competizione adatta a molti a patto che ognuno sappia far la differenza nei “pezzi forti”. Io, per la verità, sono ancora alla ricerca dei miei... ma andando per esclusione (pianura) decido che sulle salite e le discese devo provare a “far qualcosa”. Appena inizia la discesa del Palanzone, che nei primi tratti è molto ripida e insidiosa, mi “precipito” deciso a dare il meglio che posso. Penso spesso alla “gara nella gara”, un concetto che è chiaro a molti. Un agonismo con il crono, con gli avversari del tuo livello e… soprattutto con te stesso. Il passo è sicuro, sorpasso e saluto la gente che incontro. Il saluto è un’altra cosa a cui tengo (e non solo io…) in montagna. E’ vero, siamo in gara, ma il piacere di condividere la giornata e i luoghi con chi passeggia raccogliendo castagne o percorre un sentiero verso un rifugio per mangiare polenta e salsiccia è bellissimo (anche condividere la polenta non sarebbe male!). Il breve passaggio sull’asfalto da Asso a Canzo coincide con un traffico di “turisti della domenica” e una sensazione di gran caldo. Inizia quindi l’ultima salita, quella che caratterizza tutto il nostro sforzo. Qui chi avrà ancora buone energie in tasca potrà fare una gran progressione fino al traguardo. Io salgo grintoso ma al passo tanto che mi sembra di recuperare tempo e posizioni senza troppo sforzo. In fondo alla valle di Gajum raggiungiamo il rif. Terz’Alpe dove è posto il penultimo ristoro ma soprattutto prende il via il tratto più spietato, la salita ripida verso la nostra cima Coppi: il rifugio SEV ai Corni di Canzo. L’accoglienza è davvero ottima con tanta gente che applaude il nostro sforzo. Riconosco sguardi di amici, qualche bambino allunga la mano per battere un cinque… ma ora c’è da completare l’opera con la discesa su Valmadrera: 1000 m spacca gambe e piuttosto tecnici. Di colpo faccio un salto indietro con la memoria ai miei 16 anni… ricordo che in meno di mezz’ora ero giù in città. Saltavo da un sasso all’altro come un grillo. Che cosa ne sapevo io delle gare… che senso aveva tutto quel correre? Lo capisco a 40 anni (e 1 giorno) mentre scendo contento e con il sorriso sulle labbra. Mi sto divertendo oggi come allora… sono immerso in un ambiente entusiasmante e metto in gioco le mie risorse nel tentativo di riprendere chi mi precede. Arrivo al traguardo dopo aver sofferto sul km finale d’asfalto ma chiudo la mia prima esperienza con grossa soddisfazione e grande voglia di fare.
La gara perfetta: grazie ad un’organizzazione esemplare (OSA, SEV e Alpini) con pochi fronzoli ma molta “sostanza”, ho trovato ristori di ottima qualità e assistenza nei punti strategici del percorso. Il terzo tempo al ristorante con gli ST e gli amici di PB (Podismo Brianza) è la rampa di lancio per la prossima avventura.
Per chi volesse fare un giro sulla dorsale del Triangolo Lariano consiglio 2 itinerari: Como-Bellagio (un must anche per la MTB, 36 km) e Brunate-S. Primo (andata e ritorno, 44 km e 2700 D+).
Anche il trittico dello skyrunning lecchese (Giir di Mont, Sentiero delle Grigne e Como-Valmadrera) è qualcosa che val la pena di mettere nel vostro calendario 2010….
Giakomo Giak Cominotti
2 commenti:
Bravissimo Giak! bel racconto scritto in modo molto "fluido" e senza sfronzoli. Hai saputo trasmettere bene le emozioni della gara!
Bel racconto Giak!! E grazie per il ricordo di Antonio per noi un maestro sia nell'alpinismo e nelle competizioni!!!
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