Ecco l'articolo che ho scritto su "La provincia di Lecco" in occasione della prova di C.d.M nel giugno 2003 a Lecco.
SI FA IL PIENO DI ADRENALINA
di Giakomo Cominotti
Per l'ennesima volta ascolto le parole del giudice senza fare troppo caso al significato: a me la scelta dell'attimo in cui staccare il piede da terra e partire.
Un viaggio verticale ricco di aspettative maturate durante il duro periodo di preparazione sta per iniziare.
Tutto è in ordine: il velcro delle mie scarpette bianche tirato quasi a fermarmi la circolazione, l'imbrago chiuso, il pantalone "vincente" usato in una delle tante gare da ricordare.
Ogni volta penso, mentre mi lego, alla stessa cosa: "che senso ha stare qui?".
Ma è solo un breve attimo quello del dubbio, troppa è la voglia di misurarmi con gli altri, con me stesso, con la via. Mi gioco tutto in cinque miseri minuti. Ho un'adrenalina in corpo che trabocca.
Penso che questo è il mio momento e tutti osservano me: non devo deluderli, ho lavorato bene, sono in forma. E poi tra l'altro sono bello leggero e tonico, ma dai, stai tranquillo che lo finisci 'sto tiro.
Una serie di pezzi di plastica disposti qua e là a volte manda in crisi il mio self-control:capire come interpretare mi affascina in maniera impressionante.
Il fatto che io non possa sbagliare non mi disturba affatto, sono forte e deciso.
E allora via si parte!
Anche se ho come sottofondo la mia musica mi concentro sul ritmo e sull'impostazione da dare alla mia scalata. D'un tratto emergono dalla mia memoria frammenti del lavoro che mi ha portato fin qui.
Le ore sul muro, le occasionali uscite in falesia con gli amici, i sacrifici per cercare di limare il più possibile il mio corpo ricercando l'equilibrio psicofisico.
Tanta fatica per cinque minuti di gloria: sarà così? Sta a me dimostralo. E via bello fluido.
Eh si, l'importante è partecipare, diceva qualcuno.
Non mi basta.
Presa dopo presa, immagino gli avversari che mi hanno preceduto, caduti su ogni movimento che mi vede passare: domino con ancor più margine.
Il dolore agli avambracci comincia a essere sempre più importante,ricerco insistentemente momenti di decontrazione che non esistono. Devo spingere ancora sul gas. Poi capisco che siamo agli sgoccioli. Accelero l'andatura. Ormai non ci vedo neanche più, i gomiti si alzano, ancora un lancio.
Ah!!
Come altre volte mi ritrovo ancora appeso alla corda dopo un bel volo, le braccia si gonfiano come zampogne ma io mi sento incredibilmente vivo.
Ho dato tutto me stesso in questi miseri cinque minuti. Che bello vivere con intensità l'agonismo, mi aiuta a trovare il giusto baricentro del mio essere arrampicatore sportivo e forse non solo.
Alti e bassi per arricchire il mio io profondo attraverso una motricità che non ha eguali.
"Chi è il prossimo?" chiede ancora il giudice.
Un altro uomo alla ricerca di se stesso.