Ho conservato un pensiero che mi ha scritto il mio amico Sebastiano.....
Lo scrivo qui in questo post, in un'altro dei miei giorni difficili, sperando che mi dia la forza per ripartire....
Solo tempo dopo prende forma l’evidenza dell’accaduto.
Ogni idea delle reazioni possibili all'arrivo sfuma alle 6 e 37 del primo di settembre.
Troppa la stanchezza e i magoni
degli ultimi chilometri non emergono, se non a tratti, nei giorni
seguenti.
Due anni di pensieri e idee si
concretizzano e svaniscono nello stesso istante all’alba, a
Chamonix.
La Corsa come metafora della fuga e
della necessità di allontanarsi per avere altre prospettive di
osservazione su se stessi e gli altri.
Per quanto a lungo si corra si
rimane comunque vicini alla propria umanità, ci si porta dietro il
proprio carico di miserie e speranze, sofferenza e gioia, tutto
amplificato dalla fatica.
Correre non ci migliora; ma quando
le energie diminuiscono il cervello rimane l’unica risorsa,il gesto
passa in secondo piano e si aprono nuovi spazi di percezione.
La fatica ovatta i suoni e rende
indistinti i contorni degli oggetti, vedi ciò che ti circonda con
gli occhi di un altro.
E’ come essere trasportati per
lunghi istanti fuori dal proprio corpo e fondersi con l’ambiente,
cullati dal ruvido abbraccio della natura, diventi sentiero,pioggia e
fango……
L’ illusione del viaggio è pero’
destinata a svanire perchè per quanto ci si allontani non si può sfuggire a se stessi, ci si circumnaviga tornando al punto di
partenza come i grandi navigatori di un tempo.
Allora ci si rende conto che viviamo
la vera avventura viaggiando in noi stessi, dove veramente gli spazi
sono infiniti; possiamo trovare deserti e baratri in cui correre e
perderci ma anche quieti pascoli dove trovare riposo…….
……..ma ……a proposito di
grandi navigatori qualcuno un tempo disse: “…….non partono per
arrivare……arrivano per ripartire…”…………..
Sebastiano Saggiante
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